24 ottobre 2007

Insegnare, imparare

Da Avvenire di oggi (“Mattutino” di monsignor Gianfranco Ravasi):


«C'è un duplice vantaggio nell'insegnare perché, mentre si insegna, si impara.»
«Insegnare è imparare due volte.»

Ho anch'io insegnato per anni; anzi, lo stesso fare conferenze è una forma di impartire lezioni e, per questo, condivido il succo delle due frasi sopra citate. Esse provengono da due autori distanti secoli tra loro: la prima è tratta dalle Lettere a Lucilio di Seneca, il famoso filosofo latino del I sec. a.C.; la seconda, invece, è desunta dai Pensieri di un autore francese molto meno noto, Joseph Joubert (1754-1824). La coincidenza tematica è evidente: quando si insegna, si impara, non solo perché si è costretti a chiarire a noi stessi quello che affermiamo, ma anche perché spesso si procede ulteriormente, assieme al discepolo, nella conoscenza. Si è detto che all'inizio si insegna quello che si sa, mentre, giunti alla maturità piena dell'intelligenza, si insegna ciò che non si sa e questo significa ricercare assieme all'alunno la verità. Certo è che tutte le cose che si sono insegnate con serietà sono rimaste in noi in modo più incisivo rispetto a quelle che si sono solo studiate o apprese. Ha, quindi, ragione Joubert: insegnando s'impara due volte. Purtroppo si deve riconoscere che ai nostri giorni s'insegna sempre meno: i genitori sono esitanti nel consigliare e ammonire i loro figli; la scuola si affida a programmi semplificati; i docenti sono non di rado demotivati e si riducono a stanchi ripetitori; la stessa catechesi ecclesiale è in crisi. Cristo quando saluta i suoi apostoli dice loro: «Andate e ammaestrate"». Dovremmo, in tutti i campi, con semplicità e umiltà ritornare a insegnare e a imparare.

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